L’olivo leccino è una delle varietà di olivo più coltivate, e non solo in Italia, per la sua longevità, per la capacità di adattarsi a terreni diversi, per le sue alte rese e perché resistente al freddo e alla siccità.
A differenza di altre varietà, sopravvive anche a temperature ben al di sotto dello zero e può restare senz’acqua a lungo, senza subire grossi danni.
Si ritiene che l’olivo leccino sia nato in Toscana, anche se, come detto, è una delle varietà di olivo più apprezzate dai coltivatori.
I suoi frutti grandi e numerosi lo rendono fra l’altro un ottimo impollinatore per le altre varietà di olivo.
L’olivo leccino ha dimensioni medio-grandi, con una fitta ramificazione e abbondante fogliame.
Questa sua caratteristica lo rende gradevole esteticamente, tanto che viene anche coltivato in vaso a scopo ornamentale.
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La coltivazione dell’olivo leccino
Per la coltivazione dell’olivo leccino non necessita un particolare tipo di terreno; è consigliabile comunque un terreno argilloso-calcareo, ben drenato e in posizione soleggiata
Prima della piantumazione, il terreno va concimato con letame e fertilizzanti minerali, concimazione che è meglio ripetere ogni primavera.
Una volta messa a dimora, la pianta richiede un’innaffiatura regolare ma non abbondante. Soprattutto il terreno fra un’innaffiatura e l’altra va lasciato perfettamente asciugare. In ogni caso, l‘olivo leccino sopporta bene anche lunghi periodi di siccità.
Il leccino fiorisce in primavera, con fiori grandi e corti, che si trasformano in olive corpose, di solito in gruppi di 3-5, che giungono a maturazione in novembre.
Le olive raccolte precocemente producono un olio dorato dal sapore più aromatico di quelle raccolte a completa maturazione, che danno un olio dal sapore più leggero e neutro.
Per questo l’olio dell’olivo leccino viene spesso abbinato ad altri olii. Oltre alla buona resa di olio, le sue olive nere sono dolci e ottime da portare in tavola.
Quanto deve essere frequente la potatura?
La potatura è un intervento che influisce molto sulla produttività della pianta. La tendenza è quella di potare raramente il leccino, anche ogni quattro anni, e di intervenire poi in modo energico. In questo modo, però, si rischia di abbassarne la produzione media.
Lettura consigliata: Tecniche di Potatura
La potatura energica infatti elimina troppi alberi fruttiferi e altera l’equilibrio produttivo della pianta.
Gli esperti consigliano invece delle potature più frequenti, ogni due-tre anni, e di intensità media, in modo che l’olivo possa continuare a produrre in quantità abbondanti e costanti.
La coltivazione in vaso
L’olivo leccino, oltre a essere forte e produttivo, è esteticamente bello, per cui è utilizzato anche come pianta ornamentale.
Il leccino, infatti, può crescere tranquillamente in vaso. I giardinieri consigliano di innestare la piantina giovane su uno stelo di 40/50 centimetri in un vaso dalla capienza di 2,5 litri.
Se la pianta da invasare è già sviluppata, il vaso dovrà essere ampio almeno la metà del diametro della chioma.
Come per la pianta nel terreno, anche nel vaso il drenaggio dovrà essere curato. L’ideale è usare per metà terriccio da giardino e per metà sabbia di fiume.
Il leccino in vaso va innaffiato raramente e in modo abbondante, ma solo quando il terreno risulta asciutto per almeno 5 cm di profondità.
Le malattie
L’olivo leccino è una pianta robusta e longeva: alcuni esemplari hanno raggiunto i 2.000 anni di età.L’unica malattia a cui il leccino può essere esposto è la fumaggine.
La fumaggine è una malattia fungina che non attacca solo gli olivi, ma anche altre piante produttive e ornamentali. La fumaggine ha un decorso lungo, che sul breve periodo non provoca danni ma che, con il passare del tempo, può guastare la produttività e l’estetica della pianta.
I funghi della fumaggine sono trasmessi al leccino da alcuni tipi di insetti, ma anche da attrezzi poco puliti e dalle stesse mani dell’uomo. Umidità e caldo favoriscono lo sviluppo della patologia.
La fumaggine è contagiosa, cioè si passa da una pianta all’altra. Quindi va combattuta al comparire dei primi segnali, che consistono in macchie nerastre su foglie, frutti e germogli.
Il primo intervento è rimuovere le macchie con acqua e detergente, utilizzando, se necessario, anche delle spazzole. In casi più gravi, occorrerà ricorrere a fitofarmaci, ma facendosi consigliare da un florovivaista per non rischiare di intossicare la pianta.